30 Ott I QR code nell’editoria
BREVE STORIA, UTILIZZO E DIFFUSIONE
Dal menù del ristorante alla carta d’imbarco, dal green pass al biglietto del bus o del museo, ormai il codice QR è diventato parte della nostra vita quotidiana, di pari passo con lo smartphone che ne permette la visualizzazione e la rapida scansione tramite la fotocamera, evitando l’utilizzo del supporto cartaceo.
Così anche il mondo dell’editoria ne è stato invaso: libri e riviste sono zeppi di contenuti aggiuntivi raggiungibili attraverso questa tecnologia, come vedremo meglio più avanti.
Ma che cos’è e come nasce il QR code?
QR è l’acronimo di Quick Response, ovvero la risposta rapida data dal dispositivo che lo scansiona e ne decodifica le informazioni. I contenuti sono rappresentati da un codice bidimensionale (un quadrato, formato a sua volta da tanti quadrati più piccoli) che consente di inglobare fino a 7089 caratteri numerici o 4296 alfanumerici. La tecnologia su cui si fonda è simile a quella del codice a barre, che però è monodimensionale e può quindi contenere un massimo di 20 caratteri di testo di informazioni. Di fatto i QR code non sono infiniti, ma se ne possono generare un numero incredibilmente elevato di combinazioni.
La nascita del codice QR risale al 1994, quando la compagnia giapponese Denso Wave lo ha sviluppato per tracciare e riconoscere le componenti delle automobili nelle fabbriche della Toyota. In seguito, vista la sua capacità di contenere più dati di un codice a barre, è stato utilizzato per la gestione delle scorte da altre industrie.
Nel 1999 la Denso Wave ha permesso l’uso dei codici QR con licenza libera; di pari passo, in Giappone, si sviluppava gradualmente la tecnologia per l’utilizzo del web da telefono cellulare. I codici QR rendevano immediato l’accesso ad informazioni, quali indirizzi e URL, con una semplice azione sullo smartphone e hanno iniziato a diffondersi sulle pubblicità in riviste, giornali e cartelloni pubblicitari.
In Europa e negli Stati Uniti la diffusione è stata più lenta, arrivando a una certa notorietà solo verso la fine degli anni 2000. Ma il vero boom di questa tecnologia è arrivato con la pandemia da Sars-Cov-2, quando si è rivelata uno strumento importantissimo per dematerializzare una serie di materiali stampati, ad esempio i menù dei ristoranti, per adattarsi alle norme igienico-sanitarie in vigore.
Un codice QR può contenere vari tipi di dati: collegamenti a siti internet, URL e pagine web come già in precedenza, ma anche numeri di telefono e indirizzi mail, contenuti grafici quali foto e video, contenuti audio, documenti in vari formati, moduli e link di pagamento, biglietti da visita, mappe e testi.
In virtù di queste ampie possibilità, gradualmente anche nei libri scolastici i codici QR hanno sostituito le precedenti modalità per l’indicazione e la fruizione dei materiali digitali: sono perciò ora direttamente raggiungibili attraverso lo smartphone tutta una serie di contenuti video (per esempio videolezioni), slide di PowerPoint, audio (per esempio ascolto dei testi letterari, sintesi in formato audio), documenti (PDF impaginati ma che non trovano posto nel numero per forza limitato di pagine del libro o ulteriori approfondimenti), esercizi aggiuntivi ed esercizi interattivi ecc.
Un’altra piccola rivoluzione che va ad aggiungersi alle innumerevoli novità che nel corso degli anni hanno trasformato il mondo dell’editoria e il mondo in generale.
Non ci sono commenti